Selvaggio Blu – considerazioni

My 2 cents sulla nuova ordinanza del selvaggio blu et altre cose.

Ho avuto a lungo modo di discutere con amici e amministratori di Baunei e non solo, anche guide, accompagnatori e persone interessate in genere riguardo il tema dell’eccessivo afflusso di gente, soprattutto in alcuni picchi di stagione che sono capitati. Alcuni suggerimenti mandati al comune per produrre questa delibera sono stati ascoltati, altri no, altri non possono essere gestiti dal comune perché non di competenza.

E che il comune, o un ente di gestione del territorio dovesse prendere dei provvedimenti per amministrare al meglio la cosa, viste le criticità intrinseche del territorio era dovuto e doveroso.

Intro

Le cose che andrò dicendo, criticando o plaudendo, non voglio che siano segreti, non mi piace parlare dietro le spalle. Molte sono già state condivise e altre vogliono essere un punto di partenza per discutere e migliorare le cose con un unico fine, che è quello di preservare il territorio e la sua integrità e “selvaggitudine”. La mia prima preoccupazione è questa, perché la “selvaggitudine” (bello come modo di dire!) è il bene primario della zona, che non riguarda solo Baunei, ed è già troppo evidente che l’uomo l’unica cosa che riesce a fare è peggiorare le cose. Cerchiamo di fare in modo che le peggiori il meno possibile! Stimolando un turismo sostenibile ed educato, collaborando e proponendo per una gestione dove nessuno si senta ospite in casa d’altri, ma ospite della natura, che è molto più fragile e delicata di quello che noi singoli possiamo pensare. E ricordando che la ricchezza, anche economica di questo territorio è direttamente legata all’integrità di questo!

Va detto che, come da premessa, l’ordinanza nei contenuti è abbastanza sensata, pur con alcune falle, nella forma è… discutibile. Diciamo che in questi due giorni Ivan Puddu (prolifico “postatore” di facebook ma soprattutto neo vicesindaco di Baunei) ha perso ore in (secondo me) inutili discussioni con gli utenti proprio perché la forma in cui l’ordinanza è proposta è imbarazzante. E ben si presta ai superficiali attacchi degli haters per discussioni spesso inutili che sviano dai problemi veri. Quindi non mi interessa fare una gara a chi ha ragione, né tantomeno ho interessi diretti in ciò che vado dicendo, ma indiretti si, sono un operatore turistico della zona, che ho scelto non (solo) per business ma per la sua bellezza e la qualità della vita che può offrire, e a cui tengo tantissimo!

Ma veniamo ai contenuti.

Il primo punto che tanto sta facendo discutere è che solo chi è accompagnato da una Guida possa affrontare trekking di più giorni con bivacco libero. Gli altri, ovvero quelli che voglionio farlo con le proprie gambe e i propri mezzi dovranno per forza sostare nei punti indicati dall’ordinanza.

Ci sta e non ci sta. Ovvero: una volta che la gente è (a mio avviso correttamente) coinvolta, istruita e sensibilizzata a comportamenti rispettosi dell’ambiente, tra cui lo scomodo ma necessario defecare negli appositi sacchetti, il punto di bivacco poco conta, tanto lo si lascia come lo si è trovato. Va detto che purtroppo “la gente” è diversa dai sigoli, e purtroppo piano piano il territorio si erode e si modifica, per cui, anche se non mi piace, posso capire la decisione dell’amministratore. Non capisco, o meglio: intuisco ma non è esplicitato il perché le guide si, “la gente” no. E lo dico contro il mio interesse!

L’orpello relativo all’abbigliamento e all’equipaggiamento onestamente è utile come il consiglio della nonna di mettere la maglia della salute. Questo per sdrammatizzare.

Ma uno dei punti di grandissimo litigio “social” è stato proprio questo.

No, non la maglia della salute, ma la libertà di circolazione, che sembra un po’ tirata in ballo.

Bene, questa, leggendo con attenzione non viene messa in discussione. Ognuno va dove vuole, quando vuole con chi vuole. Solo non dorme dove vuole, perché per quanto educati e attenti, col bivacco si va a danneggiare l’ambiente. Ho fatto diverse spedizioni, ho fatto centinaia o forse migliaia di notti in bivacco. So di cosa parlo. Per cui anche se non mi piace, capisco questo punto. Quando i numeri crescono oltre una certa dimensione, vanno amministrati, perché “la gente” purtroppo si comporta in maniera diversa dall’unione dei singoli.

E per concludere, uno dei punti salienti è il fatto che non si possa dormire a Goloritzé. Per compiacere l’amministrazione potrei dire “ma quando dormi mica la guardi, lo fai quando è giorno”. Ma non sono qui per compiacere nessuno, bensì per esprimere la mia opinione su quest’ordinanza. La penso così e il fatto di dormire o non dormire a Goloritzé non lo vedo drammatico.

Goloritzé

Tema, appunto, quantomai caldo, come ho già avuto modo di esplicitare all’amministrazione (in una serena e piacevole discussione con anche spunti costruttivi, sia chiaro) il balzello medioevale dei 6 euro mi vedrà sempre contrario. Personalmente non me ne frega nulla della rava e della fava degli usi civici etc etc. Non me ne vogliano gli amici Baunesi, ma questo “balzello” è un unicum o quasi mondiale, che causa solo critiche, malumori, contestazioni e incazzature da parte dei visitatori sardi, italiani, europei e mondiali, ovvero: “negatività” riguardo non solo alla Guglia e al paese, ma al turismo ogliastrino. Soldi che oltre a tutto vengono distratti a chi servizi ne da sul serio, da chi cerca il guadagno con rischio di impresa di persone e di capitali, quali alberghi, bar, ristoranti, società di servizi, di noleggio, di accompagnamento etc…

Giusto chiuderne l’accesso via mare, giusto a mio avviso il numero chiuso, il cui valore è però introvable, non si riesce ad accedere all’ordinanza sindacale citata (uso un mac, ho provato con safari, firefox e chrome… niente). Ho trovato in rete che a Mariolu il numero quotidiano è fissato a 1000 persone. Tantovale mettere 10.000, tanto non ci stanno comunque. Bah…

Giusto limitare l’accesso via auto, ma come per Sisine, lo farei già da Us Piggius limitandolo ai soli 4X4. Temo che questa limitazione non abbia basi legali e sia impugnabile, anche se sensata. E anche se farà incavolare un po’ di gente.

Ovili

benissimo, sarebbe opportuno che il comune fornisse cartografia aggiornata degli ovili liberi, in concessione, in uso civico e delle aree libere. Perché chi viene da Oslo o da Cape Town non può sapere e capire se non indirizzata. E non sa leggere l’italiano, unica lingua in cui le delibere vengono rese pubbliche. (non è una critica, siamo in Italia. È una constatazione!) Oppure sarebbe bello e forse più semplice avere una cartellonistica agli ingressi dei suddetti, coi nomi storici e che tali rimanessero, anche solo per risolvere casi di emergenza, ad esempio (ma ce ne sarebbero molti) quello che tutti conoscono come Ovile Irbidossili è adesso su Google Ovile Piddi.

“118? Presto, ho una gamba rotta e mi trovo presso l’ovile Piddi”

“Ovile Piddi?…”

“si, Piddi,…”

“piddi o irbidossili? Dove di trova?”

“…”

 

Sosta nel territorio

Vediamo dopo

Selvaggio Blu

Al di la dell’errore di sintassi alla IV riga 😉 la bozza sperimentale di gestione del SB ha abbastanza senso. Ma lo dico con l’asterisco, perché parliamo di limitare un pubblico che comunque è abbastanza attento, quello degli escursionisti, mentre nelle cale e per mare circolano cani e porci, a migliaia e senza rispetto di nulla con barchette, barconi e acquascooter.

Ma tornaimo al Selvaggio Blu dove si può dire che, escludendo la maleducazione e l’inciviltà che purtroppo portano a qualche danno (ma non si può fare presunzione di colpevolezza nei confronti di un frequentatore) si può invece presunere che tutti, una o più volte al giorno, faranno la pupù! Il primo problema vero e quantificabile infatti sono le deiezioni e i fazzoletti che, anche se biodegradabili, rimangono li belli e “sgommati” per mesi. Peggio ancora se sotto un sasso, dove il processo di decomposizione viene rallentato, senza dimenticare il fatto che i sassi non sono infiniti, e già adesso quasi tutti nascondo la sorpresa!

Ben venga il numero chiuso, anche per gli stessi partecipanti, che se si trovano in 100 in contemporanea… altro che selvaggio! Sembrerà più la gita della scuola! E va bene il pagamento di 30 euro a fronte dello smaltimento dei rifiuti, del contenitore delle deiezioni (pratica diffusa in molti parchi inseriti in contesti ambientali fragili) e della segreteria. Il flusso di trekker sarà più regolare, i bivacchi meno olezzosi.

Peccato che a oggi l’ordinanza sia attiva ma non siano disponibili i contenitori per le deiezioni. E non è ancora chiara la modalità di conferimento dei rifiuti e delle deiezioni. Ma come da testo, è un progetto sperimentale, quindi diamo tempo.

C’è poi una contraddizione, che credo anche tecnicamente sia da approfondire. Si dice che l’amministrazione locale si fa carico di servizi, compresa la raccolta dei rifiuti, ma poi si deroga alle società di logistica di farsi carico delle deiezioni. Al di la della contraddizione, non credo che, per questioni di igiene, si possa trasportare liquame su mezzi adibiti al trasporto di persone (macchine e gommoni). È un dettaglio.

Intanto a mare succede il finimondo, e i barconi letterlalmente “vomitano” centinaia di peones ormeggiando indiscriminatamente o quasi su spiagge da film.

Bivacchi

Alla fine si fa tanta polemica, ma mi pare una sciocchezza. Sono i normali punti di bivacco del Selvaggio Blu, escluse alcune varianti. La sensazione di limitazine della libertà c’è, ma alla fine tanto si va a dormire in questi posti. E nelle spiagge è meglio non dormire anche perché è più umido! Godiamocele di giorno, magari fuori stagione e lasciamole come le abbiamo trovate. Anche per chi viene dopo di noi, nel senso della famigliola che va a fare il bagno portando a piedi i bambini nelle cale.

Costo servizio

Se il servizio c’è, e 30 euro sono anche pochi. Mi sembra una cifra assolutamente insignificante. Soprattutto se la finalità è quella di tutelare l’ambiente.

Secondo me non copriranno i costi di gestione, e non è un augurio di fallimento, sia chiaro. È il risultato di una mia analisi dei costi che prescinde dal mio gradimento o meno della delibera. Come avevo suggerito a Ivan, io avrei fatto 50. (ma avrei tolto i 6 di goloritzé)

Segnaletica e viglilanza

nulla da dire, sono d’accordo sul non mettere cartelli se non all’inizio e alla fine, trovo triste l’idea che il trekking (in generale) sia, o sembri così controllato, ma è più una sconfitta della civiltà, non una cosa con cui arrabbiarsi coi singoli.

Uso dei veicoli

visto il territorio e visti quanti imbranati transitano prendendo buche senza senso seguendo le indicazioni di google senza neanche guardare fuori dal finestrino, mi trovo d’accordo sulla limitazione dell’accesso ai soli 4X4, per quanto possa sembrare discriminatoria (e forse lo è). Ma fatto salvo che il principio è secodo me corretto, non capisco perché i titolari di uso civico siano derogati. Una macchina è 4X4 o 2X4 a prescindere da chi la guida. E gli imbranati sono eguamente distribuiti in tutte le categorie umane, inclusi medici, ingegneri e residenti.

Divieti nelle cale

d’accordissimo, anzi, non capisco perché limitarli alle cale.

Uso degli specchi d’acqua

E qui veniamo a uno dei veri “dunque”. Perché per quanto io condivida molti dei punti della delibera, metto subito in chiaro che questa delibera è uno specchietto per le allodole. Ovvero il problema vero non sono le cartacce dei turisti e le cartucce dei cacciatori. Certo mi danno fastidio. Sono facile preda del litigio veloce e facile.  Ma sono un falso problema, che va certamente gestito. Un problema vero è la disparità di trattamento tra utenti “outdoor” e turisti di massa da barconi, al 90% inseriti in un sistema di vendita dei prodotti turistici di livello bassissimo, di consumo di massa, e di altissimo impatto, del quale nessuno parla.

Di controlli quasi inesistenti dei limiti di navigazione, delle ordinanze di accesso (o divieto di) alle cale, di noleggio di imbarcazioni senza un minimo di brief tecnico. Io stesso ho preso i gommoni diverse volte e mai che mi sia stato detto, con una cartina, “qui puoi andare, qui no, non puoi navigare a meno di tot metri dalle spiagge e tot altri dalle rocce etc etc.” Questo è per concludere con uno dei problemi “veri”, ricordando che ve ne sono anche altri ma che non è mia intenzione discutere in merito a quest’ordinanza. Come premesso, il mio primo interesse è preservare il paesaggio e la natura intonse, libere di divieti e barriere, ricordando che sono beni di tutti, e tutti vuol dire tutti. Parliamo di res publica. Dove tutti devono attenersi a delle regole di convivenza che a volte non è facile coniugare. Ma ricordando che la cura e la sopravvivenza dell’ecosistema sono prioritari a qualunque interesse, perché sono beni il cui valore è e deve essere ripartito tra tutti gli aventi diritto, ovvero gli uomini! (non voglio perdermi in discorsi che gli animali hanno più diritto degli uomini o viceversa, non è questo quello che voglio dire!)

 

Concludendo, io vedo un comune che cura il suo interesse e quello del paese, e che cerca di gestire le cose. Il che è corretto e doveroso. Vedo che lo fa a volte, a mio avviso, con poca lucidità e scarsa visione programmatica, soprattutto nei temi ambientali e nei processi a lungo termine. E con un approccio stilistico che innegabilmente è un po’ arrogante. Che purtroppo stimola il litigio facile e inutile. Ma essendo ormai prossimo ai 50, ho imparato a contare fino a 10, a leggere con attenzione e a guardare il contenuto prima della forma. A parlare direttamente con gli interessati prima che al bar. E dico anche subito che solo chi non fa niente non sbaglia, perché a criticare siamo tutti campioni del mondo! Poi a fare… armiamoci e partite! E quindi il fatto che si muovano e si espongano a critiche e che scendano nel dibattito è una cosa ottima. Non tutti saranno contenti (io per primo) in alcuni singoli punti, ma è un modo corretto di procedere. Se siamo qui a parlarne, è già un bel passo avanti! Il mio primo suggerimento, a chiunque si occupi di politica, soprattutto quando parliamo di politica buona, dove possiamo parlare anche al bar con i diretti interessati, è quello di pensare sempre “dove voglio essere, come paese, come comunità tra 10, 20 o 30 anni? Come mi immagino il territorio che amministro?”